LA GABBIA A LUCI ROSSE

la droga del porno e come colpisce il fruitore

Il guardare film e immagini a luci rosse sul proprio computer potrebbe sembrare il più innocente dei “passatempi privati” di una persona, ma pochi sanno che proprio questo svago può degenerare in una vera e propria malattia dal nome assai intellegibile, la pornodipendenza.

Partiamo però con ordine. Come ci dimostra la storia, l’uomo è ancestralmente attratto dall’erotismo e ogni volta che ha fatto suo un nuovo linguaggio, artistico o espressivo che fosse, non passava troppo tempo che già utilizzava quanto appreso per creare contenuti a sfondo erotico o raffiguranti nudi femminili.
Anche i fotografi non hanno voluto diventare l’eccezione alla regola e quando nel XIX secolo e, più precisamente, il 19 Agosto 1839 venne scattata la prima foto della storia, gli artisti della fotocamera, a quei tempi per la maggior parte francesi, iniziarono a spostare l’obiettivo dai freddi paesaggi della Normandia ai piccanti corpi di modelle svestite.
Tali foto iniziarono ad essere stampate e vendute in massa dando origine al mercato della pornografia come lo intendiamo oggi.

Peccato solo che i nostri cugini d’oltralpe, come forse anche noi oggigiorno, non conoscevano gli effetti della loro invenzione, specialmente quando è dilagata nel world wide web nel momento in cui l’accesso ad esso è diventato comune, gratuito ed illimitato.

Infatti il porno, specialmente per i giovani, agisce come una vera e propria droga, come rilevato da uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry: gli uomini che visionano troppo spesso video pornografici presentano una riduzione dell’attività cerebrale e in particolar modo nella zona del cervello associata alla motivazione e alla ricompensa (reward system). Ciò porterebbe a una perdita di interesse per altre attività gratificanti, come ad esempio i rapporti sessuali con il proprio partner, un sintomo comune anche in alcune dipendenze da sostanze stupefacenti.

Inoltre, come chi fa uso di sostanze, anche coloro che si rivolgono alla pornografia sono spesso già affetti da altri problemi o disturbi mentali. Da uno studio effettuato nel 2006 del dottor Quayle è emerso che: coloro il cui consumo di contenuti porno era regolare, presentavano una frequenza doppia di sintomi riconducibili alla depressione rispetto a chi non fruiva di tali contenuti.

Sempre in questa direzione, è stato dimostrato, da una ricerca svolta dal dottor Joshua Grubbs del 2015, che coloro che visitavano siti pornografici online avevano una possibilità sei volte maggiore di sviluppare disturbi mentali, otto volte maggiore di soffrire di malessere fisico e mentale e cinque volte maggiore di avere una qualità di vita peggiore rispetto a chi non ne fruisce.

La fruizione di materiale pornografico è molto comune ma può diventare una dipendenza nel caso di coloro che già soffrono di problematiche legate alla sfera famigliare, sociale e lavorativa.

Se una volta il porno era confinato nel mondo delle riviste specializzate e delle videocassette, ora basta digitare sul web le paroline magiche “porn”, “sex” o “hentai” per accedere a migliaia di risultati e per la maggior parte gratuiti.
Come conseguenza, se in passato erano i tabaccai gli unici venditori del porno e svolgevano anche un ruolo di deterrente nell’impedire che il materiale girasse tra i più giovani, oggigiorno anche quest’ultimi possono accedervi con estrema facilità ed esserne influenzati nel peggiore dei modi.

Infatti, i più giovani, specialmente se privi di una qualche forma di educazione sessuale e dotati di rete internet, appena entrano in contatto con il primo pop up spinto, possono rimanere attratti da quanto visto e di conseguenza ricercare altre fonti per continuare a soddisfare la curiosità. Ma una volta addentrati nel tunnel del porno online rischiano di diventare consumatori incalliti di video erotici.
Così come per le droghe, nel cui tunnel l’individuo attraversa stadi sempre più critici caratterizzati da una costante ricerca di denaro per acquistare il proprio “oppio”, avvengono le stesse dinamiche nella pornodipendenza, con una ricerca di materiale sempre più estremo, più frequente e più a lungo, ma con la differenza che ciò è totalmente gratuito e a portata di smartphone.

Sebbene la “pornodipendenza” sia attualmente inserita nel DSM V (l principale manuale diagnostico delle patologie mentali) nella sezione dei disturbi che necessitano di ulteriori ricerche e verifiche, esistono già ricercatori e terapeuti che si stanno dedicando alle cure di questi pazienti, per la maggior parte giovani. Importante notare che anche la dipendenza da gioco d’azzardo era inserita nella medesima categoria prima di essere universamente accettata nel mondo psichiatrico come un disturbo; di conseguenza si spera che sia solo una questione di tempo prima che anche la dipendenza da porno venga riconosciuta.

Sebbene non esista ancora una lista di sintomi ufficiali, alcuni ricercatori hanno proposto come tali:
incapacità di eccitarsi senza un porno, eccessivo tempo passato nella fruizione di materiale pornografico e la compromissione di diverse aree di vita della persona, da quella relazione a quella lavorativa e famigliare.

Tra le strutture che si occupano di questa “new addiction”, ovvero una dipendenza in cui non è coinvolto l’uso di sostanze, vi è la S.I.I.Pa.C. di Bolzano, i cui pazienti affetti da pornodipendenza hanno in alcune interviste riportato come elemento comune quello di essere caduti “nel tunnel” in giovane età, alcuni perfino a 12 anni.

Riassumendo, l’uso eccessivo di materiale pornografico può provocare l’insorgere di una dipendenza, se ci sono le basi per il suo sviluppo, ed è un comportamento potenzialmente “pericoloso” per gli adolescenti.
Per quanto concordiamo sul fatto che la pornografia non dovrebbe essere così facilmente accessibile ai più piccoli, siamo consci che la realtà sia completamente diversa. Difatti è impossibile, nell’era degli smartphone, impedire agli adolescenti di entrare in contatto con questo tipo di contenuti. Tuttavia è comunque possibile limitare i “danni” tramite l’educazione.
Infatti, noi crediamo che spetti in primis ai genitori e in secondo luogo alla scuola il compito di educare i giovani sul tema della sessualità progressivamente in base alla loro maturità intellettiva.
Essendo la sessualità rappresentata nella pornografia artificiosa e distorta rispetto alla realtà, è necessario che essa non prenda il ruolo di “insegnante”, che va ricoperto dalla famiglia e la scuola.
Solo impartendo loro un’educazione sessuale adeguata si può impedire che essi non rimangano troppo suggestionati quando avranno il primo contatto con il “mondo a luci rosse” del web.

Bibliografia e Sitografia:

“Pornodipendenza: la sofferenza dietro l’apparenza”, Cesare Guerreschi, Franco Angeli s.r.l., 2022 Milano

www.microbiologiaitalia.it/salute/guardi-troppi-porno/
(22/5/2023)

www.istitutobeck.com/psicoterapia-disturbi-psicologici-terapie/le-nuove-dipendenze/dipendenza-
da-pornografia

(22/5/2023)

Articolo scritto da Alessandra Leka e Leo Carlino, studenti del quarto anno del Liceo delle Scienze Umane Pascoli, stagisti PCTO presso Siipac.