Per gli organizzatori del “II tavolo nazionale sul gioco d’azzardo” la lotta al Gap passa da prevenzione e formazione/informazione.

Roma – “Il gioco è un settore economico e ha bisogno di regole certe e garanzie, come tutti gli altri settori. Il concetto di libero scambio è il riferendo a una convergenza di interessi. Sono convinto che si potrà fare un buon lavoro”.

Queste le parole con cui il professor Andrea Maria Villotti ha aperto il “II tavolo nazionale sul gioco d’azzardo”, organizzato congiuntamente dall’Istituto Milton Friedman Institute, dalla Società Italiana Intervento Patologie Compulsive (SIIPaC) e dall’Associazione La Sentinella, giovedì 30 novembre a Roma.

Gli fa eco Luigi Nevola, presidente dell’associazione La Sentinella: “Come associazione La Sentinella abbiamo voluto dare un contributo sociale e per questo siamo scesi in campo, cercando di dire quello che oggettivamente bisogna fare, cioè puntare su prevenzione e protezione delle fasce più deboli. A volte mi sembra di dire cose scontate, soprattutto quando mi trovo di fronte ad alcune azioni di amministratori locali. Non è vero che togliere gli apparecchi significa togliere la patologia. A Bolzano, il gioco legale è relegato al 5 percento di presenza, lasciando spazio a totem e quindi all’illegalità. Giochi senza controllo e accessibili a tutti. Bisognerebbe invece fare campagne di prevenzione e creare una cultura del gioco e informazione/formazione. La politica e i concessionari devono essere correlati tra loro per mettere in campo queste azioni. Siamo contenti della riforma venuta fuori in Conferenza unificata e le cose su cui focalizzarsi sono: il contingentamento delle Awp nei pubblici esercizi, che va ridotto; accesso alle sale attraverso una tessera dell’esercente che va gestita da chi si occupa delle sale. Poi le restrizioni orari e i distanziometri. Le distanze non servono a nulla. Perché spostano solo il problema. Ci deve essere invece una uniformità sul territorio e non questa frammentazione. Gli orari devono essere prolungati”.

Sulla stessa linea il presidente del Siipac (Società Italiana di Intervento sulle Patologie compulsive), Cesare Guerreschi. “Bisogna fare una corretta informazione sui dati, ma ora dobbiamo lavorare soprattutto sull’ambito della prevenzione e della formazione altamente qualificata. Dobbiamo impegnarci sulla cultura del gioco. Alcuni movimenti sono stati fatti negli ultimi anni a più livelli e che ora ciò su cui risulta importante lavorare ed impegnarsi riguarda sicuramente l’ambito della prevenzione e della formazione. Alla luce di questo, credo sia importante non solo intervenire per curare, ma soprattutto intervenire in un’ottica preventiva e innovativa, che si rifà a modello americano”. Secondo Guerreschi ” I proibizionismi possono essere generalmente distinti in due tipologie: quelli più blandi, che proibiscono solo la vendita ed il traffico della sostanza considerata illecita e quelli a regime di tolleranza zero, dove anche il semplice consumo e sanzionato, amministrativamente o penalmente. L’esperienza americana ci insegna che il costo causato dall’insuccesso delle politiche proibizionistiche sarebbe di molto superiore ai benefici a cui possono portare politiche restrittive. A tal proposito per quanto riguarda il gioco d’azzardo, sul territorio nazionale, la riduzione della presenza di sale slot inciderebbe positivamente sulla diminuzione dell’insorgenza del Gap. Al contrario, una politica strettamente proibizionistica, non porterebbe ad altro che a un incremento la diffusione del gioco illegale in misura complessa. Io sono del parere che non serva a nulla il proibizionismo, la lotta attraverso l’assoluta proibizione, ma che sia necessario un controllo esercitato per mezzo di alcune leggi che consentano di realizzare quella che potrebbe essere definita una “Legalizzazione responsabile”.

Trovo che vi sia molto su cui dover e poter lavorare, che ci sia ancora molto da migliorare in Italia in materia di normativa antidroga e il lavoro principale da fare è la prevenzione, la trasmissione e la divulgazione di una cultura del gioco rispetto a quella che rappresenta oggi la situazione del gioco d’azzardo in Italia. L’unica arma veramente potente nelle nostre mani e l’informazione. C’è bisogno di personale altamente specializzato che possa fare prevenzione, altrettanto ci sarebbe bisogno di politici che si interessino ad un’unione delle forze per raggiungere tali risultati. Basta alle lotte tra pubblico e privato: solo insieme si può intervenire creando una cultura del gioco solida. La logica è la stessa delle campagne di prevenzione contro la droga o l’alcool: bisogna partire dalle basi, ovvero dalle scuole elementari e addirittura dagli asili. Ribadisco, il proibizionismo è un grave errore che pagheremo e gli Stati Uniti su questo fanno scuola”.

Antonio Affinita, del Moige (Movimento Italiano Genitori), sottolinea da parte sua: “Il valore principale su cui porre attenzione quando si parla di gioco è la categoria dei minorenni. Il valore del no da parte degli adulti è fondamentale e auspichiamo che su questo ci sia un autentico muro. Le distanze dai luoghi sensibili servono a ben poco, perché un minorenne che vuole giocare può andare in altri posti. Sono gli esercenti e gli operatori a dover essere responsabili. Bisogna fare fronte comune per tutelare i minori e non farli accedere al gioco. Le distanze sono una misura curiosa e inefficace, mentre occorre escludere l’accesso al gioco dei minorenni. L’Osservatorio sul Gap non sta facendo bene su questo e ci auguriamo che con il nuovo governo torni a fare quello per cui è nato”.